martedì 21 gennaio 2014

FEDERCULTURE: UNA STRATEGIA PER LA CULTURA, MA LO SPORT DOV’E’?

In occasione dell’incontro promosso da Federculture alla Camera dei Deputati è stato fatto il punto sulla grave situazione del settore culturale nel nostro Paese e si sono avanzate alcune proposte per uscire dalla crisi. Ad aprire l’incontro è stata la Presidente on. Laura Boldrini che ha sottolineato come i tagli alla cultura nei momenti di crisi siano delle scelte politiche. “La cultura è un motore indispensabile per il nostro Paese”, ha dichiarato il Presidente della Camera, “alla cultura serve una progettualità che sostituisca la politica dell’emergenza. In Italia abbiamo 3.609 musei, oltre 50.000 siti archeologici, 47 siti Unesco e ben 440.000 imprese culturali-ricreative. Eppure si dice che con la cultura non si mangia. È stato utilizzato il pretesto della flessibilità che è andato invece a incidere sulla qualità dell’offerta culturale. È necessario cambiare prospettiva: in tempi di crisi spendere per la cultura non è un costo, ma un investimento per ripartire. La cultura deve essere un fattore di rilancio dell’economia italiana”. Le proposte di Federculture sono sintetizzabili in tre punti: - Non solo libri. Detraibilità delle spese per cultura e formazione di giovani e famiglie: teatro, concerti, mostre, musei e anche corsi che abilitano alla pratica artistica e musicale. - Un piano di sostegno per le aziende culturali che hanno un ruolo di servizio pubblico: interventi legislativi per restituire alle imprese della cultura piena autonomia; rilancio e garanzia di programmazione degli investimenti delle amministrazioni. - Strumenti di assistenza per la progettazione culturale integrata: Federculture, ANCI, DPS e Mibact stanno portando avanti la realizzazione del Fondo di Progettualità Culturale, strumento operativo per rilanciare la qualità dei progetti nella cultura e favorire l’accesso ai finanziamenti europei. “Abbiamo bruciato tre miliardi di euro di consumi culturali”, ha affermato Roberto Grossi, presidente di Federculture, “solo per fare l’esempio di Roma gli investimenti destinati alla cultura sono diminuiti dal 4,33% al 2,23% e per il 2014 si parla ancora di tagli che vanno dal 30 al 50%”. “Il nostro Paese ha, a breve termine, degli appuntamenti importanti che non possiamo fallire, come l’Expo 2015 di Milano e, ancor prima, Jesi nominata Capitale europea della cultura”, ha sottolineato Piero Fassino, Presidente ANCI, “approvo anche la proposta del Mibact di nominare ogni anno una sede italiana come città della cultura a livello nazionale”. Sono intervenuti anche il professore Stefano Rodotà, Gianluca Comin, Direttore Relazioni Esterne e Comunicazione Enel, che ha sottolineato le difficoltà di un’iniziativa comunque lodevole come Enel Contemporanea proprio per la mancanza di progettualità del sistema culturale italiano che non tiene conto delle tempistiche di pianificazione delle aziende, e Claudia Ferrazzi, di ritorno da un’esperienza al Louvre e oggi Segretario Generale dell’Accademia di Francia che ha ammesso come i contributi pubblici servano anche da volano e garanzia per attrarre gli investimenti dei privati. Un incontro interessante, che ci si augura non rimanga, come tanti altri, un concentrato di tante belle parole, a cui comunque ci sentiamo di fare un appunto, per noi, di non poco conto. Sebbene nel Company Profile Federculture appaia come una “Federazione nazionale che raggruppa”, tra l’altro, “soggetti pubblici e privati che gestiscono i servizi legati alla cultura, al turismo, allo sport e al tempo libero”… oltre a promuovere “una gestione efficiente ed efficace di musei, teatri, biblioteche, impianti sportivi…” nelle oltre due ore di dibattito non è mai stata nominata da nessun relatore la parola “SPORT”. A nostro modesto avviso già non parlare di sport nell’ambito di “Una strategia per la Cultura. Una strategia per il Paese” (il titolo dell’appuntamento), significa partire con il piede sbagliato.